Il Centro Internazionale di Sperimentazioni Artistiche
E’ il 1960 quando Maria Luisa Montanaro, passata poi alla storia come Marie-Louise Jeanneret, scopre Boissano, lasciandosi alle spalle il rumore della via Aurelia e il chiasso delle spiagge di Loano. Il paese, immerso nel verde, la colpisce immediatamente. Scriverà più avanti di questo primo incontro, ricordando il “sentimento tanto potente quanto irrazionale, una sorta d’amore […] per queste vecchie case, così fortemente ancorate nel paesaggio, da un lato maestose e dall’altro a misura d’uomo”.
Nel giro di tre anni acquista alcuni locali in borgata Mogli: ha in mente un progetto e vuole realizzarlo proprio in questo borgo, poco distante dai paesaggi della giovinezza, trascorsa nel basso Piemonte con la famiglia di Cherasco (Cuneo).
Costretta a partire per ragioni di salute prima e di studio poi tra la Francia e la Svizzera, la Jeanneret, cognome acquisito dal primo marito, entra nel mondo dell’arte come gallerista, stabilendosi a Ginevra, sviluppando importanti relazioni internazionali e costruendo una collezione che annovera i più grandi artisti del Novecento. Accanto ai maestri già consacrati del XX secolo, quali Claude Monet, Henri Matisse, Pablo Picasso, la galleria segue e promuove il lavoro di artisti più giovani.
Proprio a loro è destinata la creazione di un Centro Internazionale di Sperimentazioni Artistiche che, nell’idea della Jeanneret, avrebbe riunito amici e artisti che si sarebbero fatti ispirare dal paesaggio. Nel 1964 vengono avviati i lavori di ristrutturazione ed il sogno di avviare una residenza per artisti nell’immediato entroterra del ponente ligure comincia a prendere forma. Viene allora costituito uno statuto in cui vengono stabilite alcune regole di funzionamento.
Il Centro, intitolato alla sua primaria ideatrice, Marie -Louise Jeanneret, ma portato avanti con il fondamentale aiuto del suo socio e compagno, Simon Spierer, si compone di diversi ambienti: ogni artista ha infatti a disposizione un suo alloggio con atelier. E’ presente un ambiente dedicato alle esposizioni, oltre che al nucleo abitativo della gallerista, amante dell’arte e organizzatrice di feste che, in occasione dei vernissage e di altri eventi culturali, animavano la borgata.
In effetti poi il Centro, ricordato primariamente per le arti visive, vedeva l’organizzazione di appuntamenti dedicati alla musica, in collegamento anche con il Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo; alla danza, di cui si ricorda almeno Musica per una ballerina (1975), con Gabriella Coehn, all’epoca prima ballerina del Teatro Comunale di Bologna, e il flautista Romano Pucci del Teatro alla Scala di Milano; o ancora all’architettura, con importanti convegni realizzati tra il 1980 e il 1983, sotto la direzione di un giovanissimo Luigi Ferrario.
L’attività documentata del Centro può essere circoscritta nel periodo tra 1974, anno della prima mostra, “Astrattismo e Pop Art”, e la fine degli anni Ottanta. L’ultimo evento documentato allo stato attuale delle ricerche è del 1983 ma esiste anche la locandina e l’invito alle manifestazioni legate ai dieci anni del Centro (che si tengono nel 1985).
Ad oggi risulta che siano passati da Boissano oltre 40 artisti, alcuni presenti unicamente attraverso le proprie opere, altri attivi all’interno della residenza. Non si tratta di una lista completa e le prossime ricerche porteranno in luce nuove personalità. Quel che è certo è che tra il 1974 e il 1975 Andy Warhol trascorre del tempo a Boissano. Sue opere erano esposte nella prima esposizione del Centro e a lui era dedicata nel 1976 una mostra personale con opere inedite, alcune delle quali nate proprio dall’incontro con i volti di Boissano. Il soggiorno nella riviera ligure resta impresso nella memoria dell’artista newyorchese, tanto da trovare spazio nelle pagine della sua Filosofia, pubblicata proprio alla metà degli anni Settanta.
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